Presentazione dello Studio Economico sull’Italia

 

Discorso di Angel Gurría

Segretario Generale dell’OCSE

19 Febbraio 2015

Roma, Italia

(Come preparato per la consegna)

 

Cari Ministri, Signore e Signori,

 

Ci stiamo ancora riprendendo dal fatto che ci abbiate portato via il nostro Capo Economista per nominarlo vostro Ministro della Finanze, ma sono davvero molto lieto di essere qui oggi per presentare  insieme al mio amico ed ex Vice Segretario Generale dell’OCSE Pier Carlo e ai suoi colleghi Ministri, Maria Elena Boschi e Giuliano Poletti.

 

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiaramente scelto un team efficace e, durante il 2014, sotto la sua leadership, l’Italia ha continuato a fare grandi passi avanti sulla strada dolorosa ma necessaria delle riforme.

 

A loro grande merito, i tre ministri seduti accanto a me sono stati in prima linea nella realizzazione di tali riforme e, sono lieto di dire che il messaggio generale dello Studio Economico 2015 è chiaro: ‘molto è stato fatto, molto di più resta da fare’. Vorrei adesso condividere con voi le nostre principali conclusioni.

 

Le recenti riforme rilanceranno la crescita     

La sfida dell’Italia è evidente. Ben prima della crisi finanziaria, l’economia era in ristagno, e tra il 2000 e il 2007, la crescita del PIL pro capite non superava lo 0,7%, a fronte di una media OCSE dell’1,7%. A causa della difficile congiuntura economica, la crescita si è contratta dal 2011, e nel quarto trimestre del 2014 è stata piatta.

 

Per il futuro, si prevede una crescita modesta del PIL dello 0,4 %[i] nel 2015, o addirittura dello 0,6% in base a dati più recenti, e un’ulteriore accelerazione all’1.3%[ii] nel 2016[iii]. Questo ristagno ha lasciato l’Italia indietro rispetto agli altri Paesi in termini di indicatori di qualità della vita come l’occupazione, il reddito, la casa e i risultati scolastici.

 

A loro volta, gli scarsi livelli d’istruzione e competenze hanno favorito il protrarsi del ciclo di crescita fiacca, e ridotto la capacità dei cittadini di migliorare le loro condizioni di vita. Una crescita fiacca o negativa contribuisce anche ad aumentare il fardello del debito pubblico, limitando quindi il margine di manovra per utilizzare la politica fiscale per promuovere gli investimenti in infrastrutture sociali ed economiche e sostenere gli interventi necessari per supportare una crescita solidale.

 

Ora che la BCE sta facendo la sua parte allentando la politica monetaria, la strada delle riforme strutturali è la via più promettente da seguire per i governi europei come quello italiano. Negli ultimi anni, l’Italia ha assolto con impegno ai suoi doveri in questo senso. Il nuovo governo ha lanciato un ampio e ambizioso programma di riforme, in particolare nell’ambito del mercato del lavoro, del mercato dei prodotti, della pubblica amministrazione e della giustizia. Questo approccio sorprendente ha inviato al pubblico e agli investitori il messaggio forte che “l’Italia è tornata! Ci sarà un effetto moltiplicatore, giacché interagendo tra loro, le riforme avranno un impatto congiunto, che sarà superiore alla somma dello loro parti.

 

Ovviamente, ci vuole tempo perché le riforme abbiano un impatto sulla competitività, la produttività e la crescita. Le stime indicano un aumento del 3,5% del PIL nell’arco di cinque anni[iv], a patto però che le  riforme siano pienamente attuate. Ciò genererà 340.000 posti lavoro in più! Il PIL dovrebbe crescere di circa il 6% nell’arco di dieci anni! Un risultato eccellente per un’economia come quella italiana, che da più di un decennio fatica a crescere.

 

Il ‘Jobs Act’ è la chiave per far ripartire il Paese e promuovere l’inclusione sociale

La crescita del PIL può essere un utile barometro dello stato di salute di un’economia, ma la principale preoccupazione della maggioranza delle persone è avere un lavoro decente che consenta loro di pagare le bollette.

 

Ecco perché le riforme devono essere orientate verso una  crescita solidale che garantisca una giusta distribuzione dei benefici. Per troppo tempo, in Italia, un gran numero di persone è stato lasciato ai margini del mercato del lavoro. La disoccupazione è ferma al 12%-13% dal 2013, e raggiunge il 20%[v] al Sud. Circa un giovane su quattro non è impegnato in un’attività lavorativa, né inserito in un percorso di studio o di formazione (l’Italia registra il secondo tasso “NEET” più alto dell’OCSE).[vi] La partecipazione delle donne alla forza lavoro, del 55%, è tra le più basse dell’OCSE e del 7% inferiore alla media. Questi dati dimostrano quanto sia importante in Italia che il mercato del lavoro sia al centro delle riforme.

 

Se pienamente attuato, il ‘Jobs Act’ può essere un vero motore di cambiamento in questo senso. Uno dei primi passi è stata l’introduzione di un contratto unico per le nuove assunzioni, che prevede un aumento graduale delle tutele col passare del tempo.

 

Questa maggiore flessibilità offrirà maggiori incentivi ai datori di lavoro per l’assunzione di nuovo personale, pur consentendo all’Italia di mantenere un sistema forte di tutela, secondo gli standard dell’OCSE.

 

È chiaro che la riforma del lavoro non deve essere attuata a discapito dell’inclusione sociale.

 

Oltre a migliorare gli incentivi volti ad incoraggiare i datori di lavoro ad assumere, è necessario aiutare i lavoratori disoccupati a trovare un buon lavoro. A questo scopo, la creazione dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego dovrebbe consentire di centralizzare e ottimizzare l’offerta di Politiche Attive del Lavoro. È tuttavia importante canalizzare meglio le risorse in questo campo. I programmi di formazione dovrebbero essere rivolti a coloro che ne hanno più bisogno, mentre l’assistenza dovrebbe essere modulata in base alle esigenze specifiche delle persone.

 

Per una corretta armonizzazione degli incentivi, sarebbe utile introdurre nel sistema unico di indennità di disoccupazione (quando sarà in vigore), l’obbligo per i beneficiari di cercare attivamente un lavoro e accettare le offerte di lavoro o di formazione.

 

Per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sono necessarie condizioni di lavoro più flessibili, uguali diritti al congedo parentale per entrambi i genitori, così come una migliore offerta di servizi di assistenza all’infanzia economici e di alta qualità. In tal senso, la proposta del governo di introdurre un credito di imposta per le famiglie a reddito medio-basso va accolta con favore.

 

Le riforme istituzionali sono necessarie per migliorare il processo di attuazione e accrescere la fiducia dei cittadini

Sfortunatamente, questo faticoso processo di riforme non produrrà i risultati attesi senza un adeguato impegno per la loro attuazione. Nel passato, l’attuazione delle riforme è stato il punto di debolezza dell’Italia. Ma, anche in questo campo, i segnali recenti sono incoraggianti. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha costituito un’apposita unità di attuazione posta sotto la sua responsabilità. Gli arretrati dei decreti legge sono stati smaltiti. E sono stati compiuti passi avanti per favorire una legislazione coerente in materia di decreti di urgenza. Tali misure devono continuare ed essere accompagnate da una maggiore chiarezza nella formulazione delle leggi al fine di ridurre le ambiguità.

 

Uno dei prossimi passi sarà il referendum del 2015 sulle importanti riforme costituzionali volte a riorganizzare il quadro legislativo nazionale e a migliorare la ripartizione delle responsabilità tra Governo nazionale e governi locali. Tali riforme hanno il potenziale per razionalizzare significativamente il processo di elaborazione delle politiche, promuovere la trasparenza e la responsabilità, facilitare l’attuazione e ridurre le differenze normative tra le Regioni.

 

Per garantire un ampio sostegno a questo difficile processo di riforme, è importante che i governi e le istituzioni lavorino per conquistare e mantenere la fiducia dei cittadini. La corruzione è uno dei fenomeni che più erode questa fiducia.

 

L’istituzione di un’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), è stato un importante passo avanti, ma necessita di stabilità, di continuità, di una chiara definizione delle sue attribuzioni, di supporto a tutti i livelli politici, di un’autorità e di un potere forti, nonché di risorse sufficienti per contrastare la corruzione. Siamo orgogliosi di lavorare con l’ANAC nell’ambito dell’Expo Milano 2015 e pronti ad estendere la nostra cooperazione nell’ambito della lotta alla corruzione.

 

Cari Ministri, Signore e Signori,

 

Vorrei concludere congratulandomi ancora una volta con il Governo italiano per i suoi sforzi decisivi nel portare avanti un’agenda di riforme ambiziosa e indispensabile.

 

Non è stato facile, e il percorso non è ancora concluso, ma vi garantisco che l’OCSE continuerà ad affiancare l’Italia nel cammino lungo e  tortuoso verso la definizione, l’elaborazione e l’offerta di “Politiche migliori per vite migliori”.

 

Grazie!



[i] OECD Economic Survey of Italy 2015

[ii] Entrambi OECD Economic Survey of Italy 2015

[iii] Stime basate su Economic Outlook no. 96 (Novembrer2014), riviste per tener conto del  prezzo del greggio e di altri nuovi dati.

[iv] OECD Economic Survey of Italy 2015

[v] Tutti OECD Economic Survey of Italy 2015

[vi] OECD Economic Survey of Italy 2015

 

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